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Visita al nuovo centro diurno di Tuzla e ritorno alla Safe House

In questo primo giorno di Ramadam arriviamo a Tuzla nel primo pomeriggio.

Il camion di Pomozi.ba ha appena scaricato farina e altro cibo per le famiglie più bisognose al nuovo centro diurno di Nihad, un edificio da ristrutturare certo ma già ricco di umanità, sarà la casa di tutti e di nessuno, un centro per tutti, rifugiati, migranti, bosniaci e chiunque avrà bisogno di una spazio, un aiuto, un progetto.
Nihad lo spiega benissimo con un entusiasmo ed un ‘energia che contagia e fa venire voglia di tornare qua, per aiutare a sistemarla questa casa che sentiamo un po’ anche nostra . Bello, pensiamo. sarebbe replicarla in italia !!!

Ci spostiamo dalla casa che sarà il centro diurno e ci dirigiamo alla Safe House che è un fermento di vita. I ragazzi, che per un giorno o un mese, la abitano hanno la stessa forza e lo stesso sorriso che abbiamo visto tante volte .
Non li bloccano i confini, li rallentano certo, li respingono certo, game dopo game li umiliano, ma di sicuro non li fermeranno.
Ci accolgono in casa, ci offrono del tè , ci raccontano con gli occhi più che con le parole la loro storia, qualcuno parla spagnolo qualcuno nemmeno l’inglese, tutti hanno un ‘unica voce , quella della speranza e un unico sogno , quello di arrivare presto in Europa, dove qualcuno li attende , amici, genitori, parenti.

S. ha pochi anni, meno di quelli che dichiara di certo, è uno degli ultimi arrivati, l’ ennesimo game andato male gli ha rubato ancora una volta il cellulare , rotto dalla polizia di frontiera e buttato chissà dove. Così si cerca di piegare la volontà di continuare a lottare, continuare a vivere, deterrenza e violenza, i punti di forza delle politiche migratorie Europee.
Ci avvicina per chiederci timidamente di aiutarlo, gli serve un telefono, deve poter comunicare con casa e continuare a sperare di andare avanti .
Gliene diamo uno che abbiamo sul furgone e sul suo viso torna il sorriso . Ha di nuovo un progetto !

I ragazzi escono dalla casa e ci aiutano a scaricare il furgone, cercano scarpe del numero giusto, pantaloni, felpe, calzini, speranza, sorrisi, umanità.
La Safe House li accoglie, li protegge, la Safe House è mamma, è amica, è confidente, è riposo, ristoro, è cura, rifugio, possibilità.
Restiamo un poco con loro, li aiutiamo a scegliere le scarpe , il giubbotto migliore, le maglie termiche per il prossimo game.
È un susseguirsi di sorrisi, strette di mano, sguardi e parole che a volte restano bloccate in gola.

Il tempo vola presto e per noi è ora di andare. Il nostro viaggio proseguirà comodamente sul furgone , il loro sarà denso di difficoltà, pieno di ostacoli e fatica. Difficile non fare paragoni tra il nostro diritto garantito e il loro diritto negato.
Non resta che il tempo per i saluti e gli auguri, lasciamo il nostro contatto, forse potrà servire ….

Good luck dear…we see soon ….
insha’Allah mama, insha’Allah…. rispondono ….
Forse ci rivedremo ancora o forse mai più , ma questi incontri resteranno indelebili.

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