Una Safe House dovrebbe essere ogni luogo, ogni città, ogni mente.
Un luogo sicuro dove essere protetto e accolto dovrebbe essere la normalità.
Arriviamo alla Safe House di Tuzla, questa casa di speranza che accoglie chiunque si presenti alla sua porta per offrire, protezione e sicurezza, un cambio di abiti, del cibo e soprattutto, umanità.
Mentre Elnur ci racconta l’importanza di questo luogo per le persone in transito, in cucina si prepara il caffè, due ragazze del Gana ci salutano mentre sono in chiamata con qualche parente lontano, un ragazzo marocchino si presenta sorridendo e poi, un via vai di persone, la casa è vita, la casa respira.
Tutti si fermeranno qui per un giorno o una settimana, dipende dal tempo necessario per riprendere le forze, riposarsi, mangiare, dimenticare per qualche giorno il freddo, la fatica , le preoccupazioni.
Qualcuno ripartirà a breve, qualcuno di fermerà un po’ di più.
“Baba” alias A. è il più vecchio ed è per questo che ci dice di essere un po’ come un “Baba”, un papà, il papà di tutti .
Ci accoglie con un sorriso, ci fa entrare in casa ed accomodare per un caffè.
Ci spiega di essere in Bosnia da tre mesi, ci racconta i suoi quattro game, le botte ricevute dalla polizia, la delusione e la speranza di riuscire ad arrivare in Europa prima o poi e poi aggiunge…. ” sarà un bel giorno quando passerò la Croazia”.
Si Baba , sarà davvero un bel giorno!
Un ragazzo appena dimesso dall’ospedale accusa dolori, bisogna chiamare i medici. Altri ragazzi passano a prendere uova per la colazione, e poi latte, caffè.
La safe house è un fermento di vita, un luogo di speranza, cura, sostegno, un luogo dove le parole accoglienza, solidarietà, empatia, amore, trovano la loro espressione più alta.
Lasciamo in po’ vestiti, quello che è rimasto, magliette, calzini, non abbiamo altro per ora. Torneremo in questo luogo presto, per sostenere chi sostiene, aiutare chi aiuta, dentro una rete che genera buone pratiche di umanità “applicata”.
Grazie Udruženje građana Margina a presto 
