M. e E. arrivano dalla Palestina. Li incontriamo fuori da un supermercato a Bihac. Hanno visi gentili, e occhi dolci, E. di un azzurro che ti cattura M. neri e profondi.
Quando usciamo dopo aver comprato pane e cioccolato, formaggio e frutta per i ragazzi fermi alla stazione degli autobus in attesa di partire al game, si offrono di aiutarci a caricare le borse sul furgone .
Aspettano il carrello e poi timidamente chiedono ‘can you help me”.?
M. non ha le scarpe , solo delle ciabatte di gomma. Ci spiegano di essere stati respinti dalla polizia croata, non è un la prima volta, ci dicono, è difficile passare il confine senza essere intercettati e ricacciati indietro. “Deport, deport..”
Ed allora tutto ricomincia, la ricerca di vestiti, scarpe, zaino ed un telefono che la polizia ogni volta gli distrugge.
Gli hanno preso anche le scarpe questa volta ed i soldi e poi li hanno rimandati in Bosnia.
Ora sono qui a raccogliere il denaro necessario per pagare un biglietto dell’autobus che li riporti per al campo di Lipa. È importante tornare, hanno bisogno di riposare , sono stanchi ed affamati.
Gli diamo dei vestiti, felpe , giubbotti, calzini un po’ di cibo e, cosa molto gradita, un sacco a pelo ciascuno, stanotte tornerà molto utile il freddo la notte è terribile. Restiamo a parlare un po’ cii raccontano i loro sogni, M vuole andare in Italia, a Venezia ha degli amici e poi in Germania dove ha dei parenti.
Tra pochi giorni tenteranno ancora il game, per l’ennesima volta cercheranno di attraversare il confine, per l’ennesima volta forse verranno fermati, derubati, insultati, umiliati, vessati, picchiati o forse no, forse riusciranno ad uscire da questo limbo assurdo, questo gioco al massacro, questa follia chiamata “legge” …tutto si riassume in un Inshallah . Una parola, una speranza, una promessa… ci salutiamo con un abbraccio….
Good luck guys ….